“De Vita Beata” di Seneca: qual è il segreto per una vita felice? (2024)

Nel VI libro dei Dialoghi il filosofo romano Lucio Anneo Seneca ci dà la risposta a uno degli interrogativi più comuni: cosa fare per vivere una vita felice?
Il dedicatario del De Vita Beata è Gallione, il fratello maggiore di Seneca, che Stazio definisce come l’uomo più pacifico e paziente del mondo.
Nel primo capitolo del dialogo il filosofo osserva che per una cupiditas naturalis, un istinto-desiderio naturale insito nell’essere umano, tutti vorrebbero vivere una vita felice, ma pochi ci riescono, l’umanità perlopiù brancola nelle tenebre della sorte.
Ciò che risulta da questo scritto di Seneca è un piccolo trattato storico sulla felicità che offre molti spunti di riflessione anche ai lettori contemporanei.

Qual è il segreto della felicità secondo Seneca? Leggiamo un estratto del De Vita Beata in traduzione e scopriamo il pensiero del filosofo.

De Vita Beata di Seneca: incipit del testo

“De Vita Beata” di Seneca: qual è il segreto per una vita felice? (1)

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Fratello Gallione,
tutti vogliono vivere felici, ma quando si tratta di veder chiaro cos’è che rende felice la vita, sono avvolti dall’oscurità. Ed è così difficile raggiungere una vita felice che più la si ricerca con affanno più ci se ne allontana, se si è fuori strada. Quando questa poi ci porta in direzione opposta, proprio la velocità diventa causa di maggiore distanza. Prima bisogna stabilire dove vogliamo andare, poi considerare per quale via possiamo farlo nel modo più rapido.

De Vita Beata di Seneca: analisi

Nel corso del suo testo Seneca offre alcune utili indicazioni su come vivere una vita felice. Anzitutto, consiglia di avere bene chiara in mente la meta, ovvero l’obiettivo da raggiungere e il percorso che intendiamo seguire per raggiungerlo.
Il filosofo consiglia poi di mantenere la propria individualità e non farsi distrarre dalla folla, perché argumentum pessimi turba est, e quindi non dobbiamo seguire come pecore il gregge che ci precede. A questo proposito l’autore porta ad esempio alcuni grandi uomini, come Socrate o Catone, che furono perseguitati dalle critiche malevole della folla; neppure gli uomini più virtuosi riuscivano a sottrarsi alle critiche.
Lo stesso filosofo fu accusato di aver accumulato ricchezze grazie all’amicizia con Nerone e di vivere nel lusso, viene fatto notare il contrasto tra la sua predica e la sua condotta; per questa ragione la seconda parte del dialogo diventa una sorta di autodifesa della propria dottrina in contrapposizione alla filosofia epicurea.
La felicità, dice Seneca, si accorda con la propria natura interiore e con una mente forte, energica, libera da ansie e preoccupazioni.

Felice è dunque quella vita che si accorda con la propria natura

La vita felice dunque si fonda nella “conformità alla nostra natura”.
Il riferimento è alla libertà interiore autarcheia, come capacità di autosufficienza e indipendenza interiore. Era il pensiero degli stoici, cui Seneca aderiva, quello secondo cui per essere davvero libero l’uomo doveva saper dominare le proprie passioni e pulsioni, essere superiore ai moti alterni del piacere e del dolore.

Inoltre Seneca ci svela un importante segreto: per essere veramente felici bisogna essere indifferenti di fronte alle alterne fortune della sorte, i cosiddetti doni della sorte munera fortunae. Si deve dunque disprezzare quando ci viene dato secondo i capricci del caso e compiacersi invece della virtù, vero bene supremo. La via da seguire è quella della conoscenza, che differenzia l’essere umano dagli altri animali, e avvicina l’uomo al Bene, allontanandolo dai falsi inganni di ricchezza, bellezza e da piaceri vani e superflui.
Il vero uomo felice sarà dunque il “saggio”, che affida la gestione della sua vita alla ragione, e così si sarà liberato dai desideri e dai falsi timori.
Nel capitolo 5 Seneca in particolare osserva che può essere definito un uomo felice:

Colui che, grazie alla ragione, non ha desideri né timori.

Cos’è la felicità per Seneca?

Secondo Seneca il Sommo Bene consiste nella virtù che è eterna e non nel piacere che è caduco.

Summum bonum est inuicta uis animi, perita rerum, placida in actu cum humanitate multa et conuersantium cura

Letteralmente: È sommo bene un’invincibile forza d’animo, esperta nelle faccende, pacata nell’agire, con molta umanità e cura del suo prossimo.

Il consiglio del filosofo latino per una “vita felice” è dunque ricercare un bene che non sia apparente, ma solido, costante, più bello proprio perché meno visibile. Questo sommo bene - ecco l’importante e attualissima lezione di Seneca - non lo si può ostentare né esibire, ma solamente praticare professando una vita onesta.

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